Il futuro digitale dell’Italia: l’IA al centro della trasformazione

Il futuro digitale dell’Italia: l’IA al centro della trasformazione

L’Intelligenza Artificiale (IA) ha assunto una posizione centrale nel panorama economico globale, rivoluzionando la struttura produttiva e promettendo una serie di vantaggi in termini di efficienza e innovazione. Questo cambiamento assume un’importanza particolare nel contesto italiano, dove il sistema produttivo nazionale si caratterizza per la presenza sia di grandi aziende che di un vasto panorama di Piccole e Medie Imprese (PMI). Questa peculiarità richiede un’analisi attenta delle implicazioni dell’IA e l’adozione di strategie mirate per sfruttarne appieno il potenziale.

Le grandi imprese dispongono generalmente delle risorse necessarie per investire nelle tecnologie di IA, è però nelle PMI che risiede la spina dorsale dell’economia italiana e proprio queste potrebbero trarre notevoli vantaggi dall’adozione dell’intelligenza artificiale, grazie alla sua capacità di promuovere agilità e differenziazione strategica.

Negli ultimi anni, i paesi leader nell’IA hanno fatto progressi significativi nella ricerca, nello sviluppo e nell’integrazione di questa tecnologia. Stati Uniti e Cina si sono distinti per gli ingenti investimenti dedicati a consolidare la loro posizione come hub globali dell’Intelligenza Artificiale. Questi investimenti hanno permesso di portare la tecnologia e i modelli computazionali a livelli senza precedenti. L’addestramento di tali sistemi richiede, però, uno sforzo considerevole non solo dal punto di vista scientifico, ma anche ingegneristico e finanziario. È emblematico l’investimento di Microsoft, che ha destinato 13 miliardi di dollari solo in OpenAI, azienda responsabile dell’addestramento del modello linguistico GPT. 

Al momento non si può che constatare che il mondo dei big data sia in mano a cinque soggetti che detengono la maggior parte dei dati. 

I consulenti scientifici europei stanno avanzando una proposta sulla quale l’Europa dovrebbe seriamente ragionare, ossia la richiesta di un “CERN dell’I.A.” per aiutare gli scienziati ad accelerare le loro ricerche. 

La Commissaria alla concorrenza – Margrethe Vestager – ha affermato, infatti, che “l’uso dell’intelligenza artificiale nella scienza è probabilmente una delle migliori cause di utilizzo”. 

Sviluppare sistemi e partecipare attivamente ai processi è il modo per poterne poi scrivere anche le regole.

Oltre alle opportunità, il sistema produttivo italiano dovrà infatti affrontare anche diverse criticità per integrare l’IA con successo. Una delle principali sfide riguarda la forza lavoro. Secondo i dati ISTAT 2023, nel 2040 si prevede un deficit di 3,7 milioni di lavoratori, nonostante l’ingresso di 6,2 milioni di giovani nel mondo del lavoro. L’IA potrebbe incrementare il PIL italiano fino al 18%, superando però ostacoli significativi, tra cui la carenza di competenze ICT ed il basso livello di digitalizzazione delle imprese, con circa il 50% delle PMI che necessitano di tale trasformazione.

Immaginare in Italia la creazione di un’area speciale di sperimentazione dell’innovazione migliorerebbe la competitività regionale e nazionale del Paese, favorendo un fiorente ecosistema di ricerca, innovazione e collaborazione. Applicando poi anche significativi incentivi fiscali, come l’esenzione fiscale al 100% per le attività di ricerca e di trasferimento tecnologico, si aumenterebbe non solo la competitività, ma si attirerebbero talenti e si guiderebbe anche la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la commercializzazione dei risultati della ricerca. 

Questo tipo di iniziativa mirerebbe a rafforzare la posizione dell’Italia nel panorama globale dell’innovazione e a contribuire al progresso della scienza, della tecnologia e dell’imprenditorialità.

Combinando, infatti, la riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori della ricerca e dell’innovazione con le politiche di “rientro dei cervelli”, l’Italia non solo attirerebbe i talenti internazionali, ma incoraggerebbe anche il rientro dei suoi professionisti altamente qualificati. 

L’Istituto Italiano di Tecnologia, centro di ricerca scientifica finanziato dallo Stato, che promuove lo sviluppo tecnologico con l’obiettivo di sostenere l’eccellenza nella ricerca di base e in quella applicata, per favorire lo sviluppo del sistema economico nazionale, nel Piano Scientifico 2024-2029, grazie ad un investimento di circa 1 miliardo di euro in sei anni, focalizzerà la propria ricerca sull’uso dell’intelligenza artificiale per rispondere alle due questioni sociali più pressanti del nostro tempo: sostenibilità e salute. 

L’attività di ricerca di IIT, con un network costituito da 5 sedi dislocate sul territorio genovese, 11 centri di ricerca distribuiti sul territorio nazionale e 2 outstation all’estero, è infatti caratterizzata da una forte multidisciplinarietà che afferisce a quattro aree scientifiche: robotica, nanomateriali, scienze computazionali, intelligenza artificiale e tecnologie per le scienze della vita. 

Tale multidisciplinarietà sta già permettendo all’IIT di mostrare come l’Intelligenza Artificiale (IA) sarà in grado di fornire una serie di applicazioni innovative in diversi settori, specie nel campo del lavoro. Di seguito, alcuni esempi che illustreranno, a grandi linee, quanto appena affermato. 

Nel campo dell’amministrazione, i modelli generativi consentiranno un’ottimizzazione dei processi di compilazione ed estrazione automatica di informazioni dai documenti, riducendo l’intervento umano, migliorando l’accuratezza e permettendo agli addetti di concentrarsi su altri compiti. 

Nell’assistenza clienti, l’uso di bot automatizzati semplificherà e renderà più efficiente la gestione delle richieste comuni. I bot veicoleranno le richieste in modo automatico, riducendo il carico di lavoro del personale, che potrà occuparsi di questioni più complesse o urgenti.

La logistica beneficerà delle piattaforme robotiche intelligenti, che automatizzeranno la movimentazione dei colli all’interno delle aziende, diminuendo l’intervento umano e migliorando la sicurezza sul lavoro. 

Nel settore manifatturiero, i robot collaborativi, in sinergia con i lavoratori, limiteranno lo sforzo e il numero delle operazioni umane nelle attività quotidiane, specialmente in quelle ripetitive e faticose per l’apparato muscolo-scheletrico. 

Dove l’automazione non sarà possibile, si utilizzeranno esoscheletri indossabili per supportare gli operatori, alleggerendo lo sforzo fisico, con una riduzione dell’impatto sulla salute, e migliorando la sicurezza sul lavoro, con conseguente sgravio per il Sistema Sanitario nazionale dei costi per il trattamento di patologie correlate a tali attività.

Nel settore sanitario, l’IA consentirà una gestione più efficiente di un maggior numero di pazienti, anche con un ridotto personale. La tecnologia IA velocizzerà le diagnosi, migliorerà l’accuratezza delle terapie e permetterà cure personalizzate attraverso l’analisi di grandi quantità di dati clinici, fornendo cure di alta qualità anche a pazienti in zone remote o svantaggiate.

Infine, nell’ambito farmaceutico, l’IA accelererà lo sviluppo di farmaci più sicuri ed efficaci, riducendo i tempi di commercializzazione e portando benefici alla popolazione attraverso la disponibilità di cure innovative.

Questa breve serie di casi studio dimostra come l’ottimizzazione che porterà l’IA non sarà sostitutiva dell’uomo, ma di continuo supporto alle proprie attività. 

L’Italia dovrà impegnarsi a democratizzare l’accesso all’IA attraverso strumenti più accessibili e sostenendo la ricerca e lo sviluppo. Solo grazie ad un impegno strategico e ad una cooperazione tra istituzioni, industria e mondo accademico, il Paese potrà sfruttare appieno il potenziale dell’IA e guidare la trasformazione digitale del Paese. 

Come illustrato, bisognerà diventare maggiormente attrattivi a livello internazionale nei confronti sia del settore accademico e sia di quello industriale, implementando politiche specifiche sulla formazione e sulla competitività economica per il personale con competenze tecnico-informatiche. 

Il sistema produttivo nazionale italiano, con la propria combinazione di grandi aziende e di tante PMI, è in una posizione ideale per sfruttare il potenziale dell’IA. L’Italia, con un impegno verso la ricerca, l’educazione, l’aumento delle competenze e un quadro legislativo di supporto, potrà aprire la strada a progressi rivoluzionari dell’IA e superare le sfide imminenti che si prospettano in questa epoca di trasformazioni tecnologiche.

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