Intelligenza Artificiale e Tecnologie di Frontiera: Impatti e Dinamiche nel Contesto Globale

Gli effetti economici e sociali dell’IA dipenderanno dagli attori che possiedono le capacità
tecnologiche di sviluppare Modelli e Strumenti di IA, e le Innovazioni a essi connessi, e varieranno
a seconda di come queste tecnologie saranno utilizzate da Imprese, Cittadini e Settore Pubblico.
Gli investimenti in Ricerca, Innovazione e Capitale Umano, stimolati da opportune Politiche
Industriali e della Formazione, saranno fondamentali per determinare il ruolo, anche geostrategico,
che le diverse economie saranno in grado di ricoprire nel contesto internazionale e la capacità delle
stesse di rispondere efficacemente alle sfide globali che vanno moltiplicandosi.
Nei prossimi 20 anni assisteremo allo sviluppo convergente di un Sistema articolato di Tecnologie
di Frontiera che, insieme, rivoluzioneranno profondamente l’economia e la società. Una molteplicità
di tecnologie che in un periodo relativamente breve provocheranno, contemporaneamente e
congiuntamente, effetti enormi sul nostro modo di produrre e di vivere.
Tra queste, l’Intelligenza Artificiale, è sicuramente un esempio della capacità delle Tecnologie di
Frontiera di determinare impatti significativi e diffusi sui sistemi economici e sociali. Impatti che
saranno diversi a seconda di quali Paesi – liberali o autocratici – possiederanno le capacità di
generare innovazioni nel campo dell’IA e di chi saprà utilizzare queste innovazioni per migliorare i
processi produttivi, introdurre nuovi prodotti sul mercato e migliorare, in generale, la competitività
del proprio Sistema Paese.
È utile sottolineare, inoltre, come le combinazioni tra più tecnologie – quali ad esempio l’IA con le
Tecnologie Quantistiche – abbiano il potenziale di cambiare gli stessi processi innovativi. In altre
parole, anche attraverso lo sviluppo delle capacità di calcolo quantistico, l’Intelligenza Artificiale
può rappresentare non solo una tecnologia ma “l’invenzione di un nuovo modo di inventare”.
Un cambio di paradigma potenzialmente epocale.
L’analisi contenuta nell’ultimo Rapporto del Centro Economia Digitale ha evidenziato come Stati
Uniti e Cina abbiano sviluppato nel tempo una forte specializzazione tecnologica nel campo
dell’Intelligenza Artificiale. Al contrario l’Unione Europea, che sembra essersi concentrata
maggiormente sugli aspetti regolatori, risulta nel complesso de-specializzata, e questo diverso
profilo di specializzazione sviluppato dai diversi paesi ha influenzato profondamente la dinamica
tecnologica più recente, misurabile analiticamente attraverso i dati sui brevetti.
In sintesi, l’analisi della dinamica brevettuale nel settore dell’IA evidenzia come si consolidi nel tempo
la leadership tecnologica degli USA. La quota USA dei brevetti di più alta qualità, ovvero brevetti
triadici (registrati in almeno tre dei 4 principali uffici brevettuali a livello globale) nel “Top 10%” per
citazioni, cresce dal 50,5% del periodo 2010-2015 al 52% di quello 2015-2020. D’altra parte,
sebbene il divario con gli Stati Uniti rimanga ancora ampio, nel periodo considerato la crescita della
capacità brevettuale della Cina nel campo dell’IA è stata particolarmente rilevante. Per quanto
riguarda le quote di brevetti maggiormente citati, la quota cinese passa dal 7,7% al 16,7% per
quelli appartenenti al “Top 10%”, portando la Cina al secondo posto nel ranking internazionale nel
periodo 2015-2020. Per l’Europa si osserva, invece, un preoccupante andamento opposto rispetto
a Stati Uniti e Cina con una riduzione della propria quota dal 21% al 13,8%.
Come già sottolineato, se da un lato gli impatti dell’IA dipenderanno da chi possiede le capacità
tecnologiche di sviluppare modelli e strumenti di IA e le innovazioni a essi connessi, dall’altro, gli
effetti economici e sociali dell’IA varieranno a seconda di come queste tecnologie saranno utilizzate
da imprese, cittadini e settore pubblico.
In particolare, per quanto riguarda gli effetti dell’IA sull’occupazione, secondo le più recenti stime
del Fondo Monetario Internazionale circa il 40% dell’occupazione globale è esposta all’IA, ovvero
potrebbe subire impatti. Questa percentuale nei paesi avanzati arriva a circa il 60% dei lavori. Sono
numeri che, evidentemente, generano un certo allarme.
La peculiarità dell’IA rispetto alle atre tecnologie è, infatti, proprio quella di svolgere attività che
sono distintive dell’uomo, come la capacità creativa e di prendere decisioni, e questo fa spesso dire
che: “questa volta è diverso”. A differenza delle ondate tecnologiche precedenti, l’esposizione all’IA
riguarda anche i lavoratori altamente qualificati, soprattutto nel settore dei servizi, come matematici, professionisti finanziari, legali, amministrativi, docenti universitari e sviluppatori
software.
Ma che cosa significa che i lavoratori sono “esposti” all’IA?
Significa semplicemente che esiste una sovrapposizione tra le mansioni che svolgono i lavoratori e
quelle che l’IA è in grado di svolgere. Tuttavia, una maggiore esposizione all’IA non implica
necessariamente un più ampio rischio di sostituzione. L’IA invece che sostituire può complementare
o aumentare la capacità dei lavoratori di effettuare le proprie attività.
Di fatto, ancora non sappiamo se gli effetti di complementarietà prevarranno su quelli di
sostituzione. Al momento la letteratura scientifica ci dice che i territori in cui il grado di esposizione
dei lavoratori all’IA è maggiore sono quelli che registrano i maggiori tassi di crescita
dell’occupazione. D’altra parte, ancora non sappiamo se la combinazione dell’IA con l’automazione
avrà un impatto severo sull’occupazione, o se, al contrario, gli aumenti di produttività e la crescita
economica derivanti dall’IA saranno in grado di compensare o addirittura più che compensare gli
effetti di sostituzione.
Siamo però certi che gli investimenti in ricerca, innovazione e capitale umano, stimolati da
opportune politiche industriali e della formazione, saranno fondamentali per garantire la resilienza
del sistema nei diversi scenari immaginabili.
In particolare, le competenze svolgono un ruolo fondamentale in vari aspetti legati all’Intelligenza
Artificiale.
Sono cruciali per stabilire quando un certo tipo di attività potrà essere sviluppato e realizzato dall’IA.
Servono a valutare la qualità dell’output generato dall’intelligenza artificiale e come questo risultato
può essere utilizzato. Consentono di utilizzare l’IA per aumentare le capacità umane all’interno dei
processi produttivi sia nell’ambito dei servizi, sia nell’ambito della manifattura.
È da queste (poche) certezze che occorre partire per sviluppare un dibattito serio e senza
pregiudizi.
Un dibattito che riconosca come il ruolo anche geostrategico che le diverse economie saranno in
grado di ricoprire nel contesto internazionale, e la capacità delle stesse di rispondere efficacemente
alle sfide globali che vanno moltiplicandosi, saranno strettamente legate alla capacità di generare,
avere accesso e utilizzare l’IA.