Intervista a Maurizio Lupi, Presidente di Noi Moderati

Intervista a Maurizio Lupi, Presidente di Noi Moderati

La tecnologia, incluso l’intelligenza artificiale, avanza a ritmo vertiginoso, spingendoci a riflettere sempre più sull’etica che dovrebbe guidare il suo sviluppo e utilizzo. Considerando l’importanza dei valori etici, come pensa che la società e i legislatori debbano affrontare la sfida di educare e regolare la tecnologia per garantire il suo utilizzo responsabile e rispettoso dei principi umani?

Io penso che di fronte a qualsiasi problema la realtà ci ponga, comprese le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche, la domanda a cui rispondere sia: di che cosa si tratta? Il nostro problema, prima che etico, è un problema di conoscenza. L’etica e le eventuali regolamentazioni che ne possono derivare (non sempre necessitate), è una conseguenza. Quello che io constato è che l’innovazione tecnologica è una possibilità, un’opportunità, non un totem, un dio a cui sacrificare le nostre esistenze, e, come tale, sempre provvisoria. Una persona che di queste cose se ne intende, Roberto Cingolani, spiegava ai ragazzi della scuola di formazione che ogni anno organizzo con la Fondazione Costruiamo il futuro, che circa ogni settant’anni c’è un’innovazione tecnologica che risolve un problema creato dalla tecnologia che l’ha preceduto: il motore a scoppio risolse il problema del letame dei carri trainati dai cavalli che affliggeva New York a inizio ’900, noi oggi abbiamo il problema delle emissioni dei motori termici, stiamo sviluppando una risposta, che fra qualche decennio dimostrerà il suo limite… Il principio da non dimenticare non è innanzitutto quello della proliferazione di regole che imbriglino la creatività umana, ma quello della centralità dell’uomo, delle sue esigenze e delle condizioni che possono permettere uno sviluppo del suo benessere personale e della comunità in cui vive.

Come politico di lungo corso, ha sicuramente assistito a molteplici evoluzioni nel panorama tecnologico. Ritiene che la legge attuale sia sufficientemente attrezzata per regolare l’innovazione tecnologica, inclusa l’intelligenza artificiale? Quali misure pensa siano necessarie per mitigare i potenziali rischi derivanti dall’abuso o dalla manipolazione della tecnologia?

Ho in parte già risposto. Cerco di spiegarmi con un esempio: la causa intentata dal New York Times contro OpenAI e Microsoft per violazione di copyright, per porre fine alla pratica di utilizzare i suoi articoli per addestrare i chatbot. È un’applicazione del principio enunciato e che potrei tradurre in uno slogan: l’intelligenza non sarà mai artificiale. Giustamente il quotidiano americano rivendica il lavoro di uomini in carne e ossa, le loro idee, le loro ricerche, l’elaborazione dei dati raccolti. Ogni elaborato di ChapGPT no è frutto di un’attività creativa ma l’utilizzo – con capacità di calcolo e velocità di esecuzione certamente strabilianti – di una genialità che resta peculiarità unica dell’uomo che l’ha prodotto e a cui vanno riconosciuti, qui entra in ballo la legge, i diritti.

Negli ultimi tempi, stiamo assistendo a un aumento nell’uso di strumenti di IA generativa, come ChatGPT, che possono produrre contenuti in modo rapido ed efficiente. Qual è la sua opinione sulle implicazioni di queste tecnologie nell’ambito della politica – come scrittura di leggi o discorsi politici, per fare degli esempi? Possono migliorare il processo decisionale o c’è il pericolo di compromettere l’autenticità e l’integrità del dibattito pubblico?

Ribadisco, non ho nessuna contrarietà a tutto ciò che facilità, migliora e velocizza le decisioni che le persone devono prendere e di cui restano pienamente titolari e responsabili. Ho qualche giustificata perplessità nell’uso di queste tecnologie nella didattica a scuola, dove il rischio è quello di venir meno allo scopo del processo formativo ed educativo, che è quello della maturità della persona e dell’acquisire gli strumenti che permettono di esprimerla coscientemente.  Il limite è sempre quello del rispetto della libertà del singolo, la non sostituzione della sua volontà. Per il resto ben venga tutto ciò che la aiuta a pronunciarsi al meglio. Permettetemi anche qui un esempio: la giustizia predittiva è un settore del diritto di recente sviluppo che consiste nel prevedere l’esito di un giudizio attraverso l’intelligenza artificiale applicata alla giurisprudenza. In Italia è in atto un esperimento dell’Università Ca’ Foscari in collaborazione con la Corte di appello di Venezia, Unioncamere del Veneto e con l’apporto tecnico di Deloitte che favorisce la conoscenza dell’orientamento giuridico prevalente per alcune tematiche di interesse giuslavoristico (licenziamento per giusta causa e giustificato motivo soggettivo). Più di 800 sentenze dei Tribunali del Veneto sono alla base dell’algoritmo che regola la piattaforma di Intelligenza artificiale che raccoglie e indicizza tutta la giurisprudenza di un triennio in materia di licenziamento per motivi soggettivi, catalogata e anonimizzata, per consentire all’algoritmo di fornire una valutazione probabilistica dell’esito di una causa. Si può così favorire la conoscenza effettiva degli orientamenti giurisprudenziali, per evitare conflitti inconsapevoli e strutturare e arricchire le banche dati, indicizzando con statistiche e metriche informative facilmente consultabili. Non si tratta assolutamente di sostituire il giudice con un algoritmo, ma di fornire al giudice – ed eventualmente anche agli altri operatori della giustizia – un applicativo ausiliario “intelligente”, in grado di rendere più efficiente, consapevole e veloce l’attività decisionale, che rimane e deve rimanere saldamente in capo agli esseri umani. Aiutarli a essere più veloci è una modalità di rendere veramente giustizia ai cittadini che la chiedono.

Come ha influenzato la tecnologia la sua attività politica nel corso degli anni? Quali sfide e opportunità ha portato questo cambiamento e come ha affrontato la necessità di adattarsi a un contesto sempre più digitalizzato e interconnesso? Penso alla diffusione di internet prima, smartphone e social network poi…

Ho ovviamente iPhone, iPad, pc e le varie app dei social, ma in questo campo sono un giurassico, la cosa più intelligente che ho pensato (non artificialmente) è di circondarmi di collaboratori giovani.

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