L’IMPORTANZA DI INVESTIRE NEI GIOVANI. LA SCUOLA POLITICA “VIVERE NELLA COMUNITÀ”

Il mondo di oggi ha bisogno di nuovi leader, visionari, che siano in grado di affrontare le sfide che la contemporaneità ci invita a considerare. Per muoversi lungo questa direzione, è necessario investire sul capitale umano e formare una nuova classe dirigente. Per questo nel 2019 insieme ai Professori Capaldo, Cassese e Boccardelli ho deciso di dar vita alla Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, un progetto formativo unico nel suo genere, vale a dire la prima scuola apartitica, multidisciplinare e gratuita che ha come obiettivo rafforzare la formazione della futura classe dirigente.
Ciò può solo avvenire se si coinvolgono le menti e le energie migliori del nostro paese. Questo è quello che abbiamo fatto, coinvolgendo i rappresentanti di alcune tra le più importanti aziende del nostro paese, tra cui Intesa Sanpaolo, Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Engineering, Generali, Fondazione Compagnia di San Paolo, Milano Investment Partners, ANIA, Istituto Credito Sportivo, A2A, IREN e Fondazione CRT. Molti i partner formativi di assoluto rilievo con cui dialoghiamo come l’ Ambasciata USA in Italia, ANSA, FERPI, OGR Torino, Banca d’Italia e il Ministero per la Pubblica Amministrazione.
Giunti alla quarta edizione possiamo affermare come il successo dell’iniziativa provenga certamente dal prestigio dei fondatori e dal nostro board, ma il merito maggiore credo sia quello di aver rimesso al centro del dibattito il tema delle competenze e della rilevanza del ruolo dei “civil servant”. Lo abbiamo fatto con spirito di servizio, dedicando il nostro tempo e le nostre energie gratuitamente per i giovani e per il Paese. Abbiamo quindi acceso una scintilla e creato un luogo non solo di aggregazione tra giovani professionisti ma anche di intersezione tra gli aspetti relazionali e quelli formativi, proprio perché siamo convinti che una classe dirigente preparata rappresenti un vantaggio per tutta la nazione, al di là dei colori o dell’appartenenza politica. Quello che non è chiaro a chi governa è che il declino dell’istruzione e dell’interesse per la cosa pubblica mette a rischio la stessa tenuta democratica del Paese, alle prese con un deterioramento delle competenze preoccupante.
La classe dirigente italiana e la politica sono ormai prive di gerarchie valoriali, bloccate sulla contrapposizione dialettica, amplificata dai social, tra élite e popolo.
Niente più limiti, morale, cultura, civiltà, gerarchia, etica, solo la forsennata rincorsa di un consenso malato di presentismo, di un nichilismo senza passato e senza futuro.
Per questo abbiamo deciso di dar vita ad un’iniziativa che punta a creare una rete di professionisti che avverta la responsabilità di essere “classe dirigente preparata” al servizio della comunità. Desideriamo poi che questi partecipanti, da noi formati, possano dar vita ad un consesso di professionisti che continui a dialogare anche dopo il termine del percorso formativo. Oggi assistiamo alla nascita di molti progetti che tentano di replicare la nostra Scuola o si ispirano alla nostra idea. Ben vengano purché caratterizzati da serietà e rigore, senza tornaconti personali. Credo che in una fase estremamente delicata e complessa come quella attuale sia necessario creare per i nostri giovani momenti di dialogo, incontro e riflessione. I luoghi deputati alla formazione devono quindi ritornare centrali per aiutare il paese a ritrovare le sue energie migliori. Sono lieto quindi del fatto che nascano nuove iniziative nel solco del nostro progetto. Lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella, durante il nostro incontro un anno fa, ci ha spronati a continuare su questa strada.
D’altra parte la formazione del Civil servant, ovvero di quella tipologia di singolo che mette al servizio della collettività le proprie qualità e le proprie competenze, operando all’interno delle istituzioni e della pubblicaamministrazione, necessita di una varietà di contenuti e di stimoli trasversali, che una singola facoltà oppure un programma di master non sempre riescono ad offrire, per via della loro proiezione specialistica.
Per questo è opportuno rafforzare la formazione a T dove come è noto l’elemento verticale rappresenta la profondità delle conoscenze, mentre quello orizzontale rappresenta l’ampiezza. Il primo serve ad essere concludenti nelle proprie competenze specifiche, mentre le competenze più generaliste rendono la persona capace di fare gioco di squadra e anche di alimentare sempre curiosità e, di conseguenza, innovazione.
Non esistono più in Italia oggi élite che rappresentino un’aristocrazia del merito nel pubblico e nel privato? Forse. E allora bisogna attivarsi per crearne delle nuove. Come? Con talento e impegno, con la volontà di mettere la propria qualità al servizio dell’impegno civile, superando soprattutto la visione di amministratori della cosa pubblica scelti per censo, per privilegio di classe o di partito, per baronia, familismo o clientelismo. Concordo su quanto da Stefano Lucchini (Banca Intesa Sanpaolo) affermato di recente:
In una fase estremamente delicata e complessa come questa è fondamentale tutelare il percorso di formazione e di lavoro dei giovani, ma anche stimolare la loro passione civile. L’ascensore sociale in Italia ha funzionato molto bene quando ha saputo coniugare il talento con la partecipazione dei giovani alla vita pubblica, alle grandi scelte economiche e sociali. È solo da qui che il Paese può ripartire
Scommettere, insomma, nella formazione in tutte le sue possibili declinazioni: scolastica, sociale, professionale, tecnica, scientifica, umanistica. E, ovviamente, politica. Come la nostra Scuola Politica “Vivere nella Comunità”.