L’intelligenza artificiale entra in Parlamento: “Ma non sostituirà il nostro lavoro”

L’intelligenza artificiale entra in Parlamento: “Ma non sostituirà il nostro lavoro”

“Grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio”, “passaggio epocale”. Sono queste le parole che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha usato nel suo discorso di fine anno per definire il momento che viviamo, caratterizzato dal progresso inarrestabile derivante dall’uso delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale. 

Un momento che non deve essere vissuto acriticamente. Che presenta delle opportunità e, al contempo, dei rischi da minimizzare. La rivoluzione, sempre per citare Mattarella, deve restare umana, avere le persone al centro. È compito della politica gestire la trasformazione in atto. Ed è quello che sta facendo il Parlamento italiano, il primo in Europa ad aver avviato un’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale e una sperimentazione specifica all’interno dell’istituzione. 

L’impegno del Comitato di vigilanza per l’attività di documentazione della Camera, che presiedo, nasce dall’idea che l’IA rappresenti una significativa e straordinaria opportunità per semplificare e, quindi, migliorare numerose attività umane, tra cui il lavoro parlamentare. 


Ma, soprattutto, dalla convinzione che questa opportunità, per essere colta appieno, debba essere governata attraverso una regolamentazione condivisa, per evitare i pericoli legati alla sicurezza dei dati o all’affidabilità delle informazioni. 

Lo sviluppo velocissimo dell’intelligenza artificiale generativa sta trasformando in modo pervasivo la nostra quotidianità. La sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e di apprendere autonomamente ha portato alla creazione di sistemi che, in molti campi, raggiungono e talvolta già superano le capacità umane. 

La sfida dei nostri tempi è, dunque, quella di estrarre informazioni utili dall’enorme quantità dei dati che vengono prodotti con ritmi esponenziali, utilizzando le elevate capacità di calcolo dei computer e l’applicazione di algoritmi e soluzioni software avanzate. Abbiamo deciso di affrontarla con impegno, consapevolezza e serietà, a beneficio dei cittadini.

La politica, però, non può fare da sola. Per questo, abbiamo partecipato a una missione negli Stati Uniti, negli headquarter delle big tech a Seattle e San Francisco, e abbiamo avviato un ciclo di audizioni, iniziato ad aprile 2023 e terminato a gennaio 2024, chiamando a raccolta esperti e professionisti per aiutarci a comprendere non solo le reali applicazioni e potenzialità di questo mezzo, ma anche le implicazioni etiche e socio-economiche di cui tener conto. Da questo lavoro è emersa la necessità, espressa sia dalle istituzioni che dalle stesse aziende del settore, di governare l’intelligenza artificiale attraverso una regolamentazione neutrale, ossia preservando i diritti dei cittadini e la stabilità delle nostre democrazie. 

E proprio per assicurarci che ogni passo in avanti sia un passo verso una maggiore equità, accessibilità e integrità, abbiamo raccolto quanto emerso nel corso delle audizioni in un report, presentato lo scorso 14 febbraio a Montecitorio e a disposizione di tutti coloro che desiderano dare un contributo. Oltre agli approfondimenti di esperti – i professori Paolo Benanti, Rita Cucchiara, Gianluca Misuraca – contiene una panoramica sulle principali prassi internazionali di uso dell’Intelligenza Artificiale nelle istituzioni e i principi che il Comitato ritiene fondamentale debbano essere rispettati nell’utilizzo dei sistemi di IA in ambito parlamentare. 

L’IA, nel contesto parlamentare, può migliorare in modo considerevole sia l’efficacia del lavoro che la percezione da parte dei cittadini in termini di trasparenza e accountability.

Nel pratico, l’IA generativa può essere di supporto nel semplificare il lavoro dell’amministrazione nella redazione dei dossier, perché consentirebbe di facilitare la comparazione tra norme nazionali e internazionali, per esempio, o ancora nel redigere una proposta di legge o un intervento su un determinato argomento, perché è un sistema che reperisce più agevolmente informazioni di natura comparativa o in grado di ricostruire lo stato dell’arte su uno specifico tema, o, infine, potrebbe offrire al cittadino l’opportunità di verificare il lavoro di un parlamentare o di un gruppo parlamentare. Nessuno intende sostituire né il lavoro dell’amministrazione né, tantomeno, quello dei rappresentanti eletti dai cittadini. Ma, piuttosto, definire uno strumento che consenta al parlamentare di scrivere i propri atti potendo contare su un migliore patrimonio informativo e di ricostruzione di contesto e, quindi, di lavorare meglio.

Ci candidiamo a essere pionieri, ma sappiamo di dover procedere con grande attenzione e prudenza. Per questo motivo, abbiamo lanciato una Manifestazione di Interesse per raccogliere proposte per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa per la Camera dei deputati, rivolta a studiosi impegnati in corsi post universitari, ricercatori, centri di competenze universitari ed enti di ricerca, ai quali abbiamo chiesto di inviare le proprie proposte entro il 31 maggio. 

L’intenzione è quella di aprire alla comunità degli studiosi e dei ricercatori per individuare insieme a loro la soluzione tecnologica migliore affinché insieme si possa garantire che l’intelligenza artificiale sia un alleato del progresso democratico e civile, non un pericolo. 

C’è bisogno del contributo di tutti per fare in modo che questa incredibile tecnologia possa essere utilizzata per migliorare le nostre vite, i nostri lavori, la nostra democrazia, evitando i rischi di discriminazione, diseguaglianze, emarginazione. È una sfida senza precedenti che stiamo affrontando con impegno e serietà. Il dibattito sul tema è ancora troppo spesso ridotto a prese di posizione pregiudiziali. Siamo convinti si debba essere né apocalittici né integrati, quanto piuttosto consapevoli e seriamente impegnati nel comprendere come eliminare i rischi per massimizzare le opportunità a beneficio dei cittadini.

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