Prospettive e sfide dell’intelligenza artificiale in Italia

On. Gusmeroli, come Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, Lei ha avviato, già nel 2023, un’indagine conoscitiva sull’Intelligenza artificiale: che cosa è emerso nello specifico?
Nessun cambiamento epocale è esente da rischi, che però vanno compresi e governati. Affinché questo accada è necessario fare in modo che i Cittadini siano pronti ad avvalersi della nuova tecnologia. Nel corso dell’indagine conoscitiva è però emerso come soltanto il 46% della popolazione italiana fra i 16 e i 74 anni possieda competenze digitali di base: una criticità che va superata attraverso un percorso di formazione continua sull’AI, dalle Elementari all’Università. Su questo tema ricordo il progetto dell’Università per la Pace dell’ONU, che intende aprire a Roma una propria sede per l’AI: qualche settimana fa ho ricevuto il Rettore Francisco Rojas per discutere del progetto. Servono inoltre agevolazioni per investimenti in AI, che rendano le nostre PMI strutturate per competere a livello internazionale in un settore così sfidante e veloce. È emersa anche la necessità di un’Autorità nazionale con compiti di sviluppo, coordinamento, monitoraggio e controllo, finalizzata a contrastare attività illecite come gli attacchi cyber. L’AI deve essere impiegata per snellire l’Amministrazione della Giustizia, potenziare la gestione dell’Assistenza medica territoriale e tutelare il Made in Italy attraverso il potenziamento della blockchain. Serve però uno spazio normativo protetto (sandbox) per l’ingresso nel mercato di nuovi operatori nazionali, in grado così di sviluppare la propria tecnologia al riparo dall’immediata concorrenza dei competitor.
Con la storia di inventori e invenzioni che ha l’Italia – ma anche in termini di cultura e radicata consuetudine all’innovazione tecnologica – il nostro Paese può davvero diventare un’eccellenza internazionale in questo settore.
Lei crede che ci siano più rischi o più opportunità?
L’Intelligenza artificiale è un dominio che può abilitare importanti opportunità per il nostro sistema produttivo, ma è necessario mappare i potenziali rischi per affrontarli in modo sistemico. Siamo consapevoli che non è semplice: è la Politica che deve governare la transizione digitale e tecnologica in corso, massimizzando i benefici per le imprese e per il sistema Paese nel suo complesso. Il documento di sintesi conclusivo dell’indagine è stato approvato all’unanimità in Commissione e ha fornito un significativo contributo al Governo per la redazione del Disegno di Legge delega, delineando un quadro esauriente sulle opportunità e i rischi che l’AI rappresenta. Abbiamo audito Istituzioni italiane ed europee, categorie produttive, consumatori, esperti di Atenei e Centri di Ricerca. Questa importante opera di ascolto – che ho fortemente voluto e promosso – perché solo da qui possono nascere le buone Leggi – ha fornito un quadro organico e strutturato dello stato dell’arte nel nostro Paese. Le implicazioni dell’AI sono strategiche per lo sviluppo dell’Economia del futuro. Tutti insieme siamo chiamati a governare i cambiamenti e non a subirli.
Il tessuto economico e produttivo italiano è pronto ad accogliere questa rivoluzione?
Attenzione, la rivoluzione è già in atto e l’Italia – come insito nel suo Dna – ha dimostrato anche questa volta di poterne essere protagonista. Fra i nostri innumerevoli primati voglio per esempio sottolineare quello del supercomputer del Cineca ribattezzato Leonardo, 6° al mondo fra i 500 calcolatori più performanti e 2° in Europa: un’eccellenza assoluta, che deve spronarci e farci riflettere sulle nostre potenzialità. Certo è necessario che la Politica si faccia carico di una transizione consapevole, che abbini le specificità delle nostre Imprese con le nuove pionieristiche richieste del mercato.
Lei crede che l’AI possa introdurre fattori distorsivi importanti nella nostra quotidianità?
Ogni nuova tecnologia porta storicamente con se rischi e conseguenze non del tutto prevedibili, e l’AI, con la sua evoluzione così repentina, non fa differenza. Il rischio manipolativo delle opinioni di cui oggi molto si parla era tuttavia già presente anche prima del lancio di ChatGPT: oggi si sono esacerbate le conseguenze negative del digital divide. Infatti solo attraverso un’educazione al digitale e ai sistemi di AI possiamo formare cittadini più informati e meno manipolabili. E questa della formazione è proprio una delle direttrici di intervento principali promosse dalla Lega, che ha animato tanto questa indagine conoscitiva sull’AI quanto quella precedente sul Made in Italy, entrambe fondamentali per il successivo lavoro di normazione dell’Esecutivo. L’impatto dell’Intelligenza artificiale sul mondo del Lavoro e dell’Economia potrebbe generare un nuovo divario tra coloro che sapranno sfruttare i vantaggi offerti da sistemi basati sugli algoritmi e coloro i quali continueranno a fare invece le cose come hanno sempre fatto: è fondamentale che la Politica operi un lavoro costante di informazione e sensibilizzazione.