TRA ELEZIONI E RIFORME: L’INTERVISTA ESCLUSIVA AL MINISTRO LUCA CIRIANI

TRA ELEZIONI E RIFORME: L’INTERVISTA ESCLUSIVA AL MINISTRO LUCA CIRIANI

In questa intervista, il Ministro esplora le intrican- ti dinamiche politiche che hanno seguito le ele- zioni del 2022 in Italia, delineando la visione stra- tegica del governo di centro-destra. Affrontando argomenti cruciali quali la stabilità dell’esecutivo, le proposte di riforma costituzionale e le sfide del- la politica estera in un panorama internazionale instabile, l’intervista offre una panoramica delle priorità e delle azioni intraprese dal governo.

Il 25 settembre del 2022 le elezioni politiche hanno indicato la prima donna Presidente del consiglio e il primo parlamento a guida completamente di centro destra. Come vede la strategia di lungo periodo per l’Esecutivo e quali dovrebbero essere – al di là delle varie crisi internazionali – le prime tre priorità per il Governo?

Abbiamo una prospettiva di legislatura quindi stiamo portando avanti il nostro programma per gradi, anche perché dobbiamo fare i conti con una situazione economica e internazionale sempre più complessa. Ritengo però che i segnali della nostra presenza alla guida del Paese già si vedano. Siamo intervenuti, e continueremo ad intervenire, sul taglio del cuneo fiscale, per dare più potere d’acquisto agli italiani, così come sono diversi i provvedimenti a favore delle famiglie. Stiamo combattendo le zone franche della legalità, Caivano è l’esempio più lampante, abbiamo approvato la riforma del fisco e stiamo già lavorando alla sua attuazione, stiamo lavorando alla riforma della giustizia e abbiamo approvato in Consiglio dei ministri la riforma costituzionale che introduce il premierato. Questi sono solo tre esempi ma il lavoro portato avanti dal governo Meloni è tantissimo.

Signor Ministro, lei gestisce il Dicastero dei Rapporti con il Parlamento e lo fa nella prima legislatura dove è operativa la riforma costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari. Dalla sua prospettiva come stanno interagendo Governo e Parlamento alla luce del cambio organizzativo, del cambio del numero delle commissioni parlamentari e della strategia complessiva del Governo?

La riduzione del numero dei parlamentari ha avuto un impatto notevole sul Parlamento. Più che per l’Aula per i lavori nelle Commissioni. Ad andare in sofferenza sono soprattutto i gruppi parlamentari più piccoli che si ritrovano senatori e deputati impegnati in più Commissioni. Questo inevitabilmente ha delle ricadute sull’andamento e sulla celerità dell’esame dei provvedimenti. Ritengo fondamentale una revisione dei regolamenti delle Camere. Il Senato ha già messo mano al suo regolamento ed infatti l’andamento nella camera alta è più fluido, mentre la Camera ci sta lavorando adesso. Dei regolamenti più snelli e adattati al nuovo assetto parlamentare sono prioritari per consentire al Parlamento di affrontare i suoi compiti con puntualità e celerità.

Mentre dal punto di vista dell’equiparazione dell’elettorato attivo di Camera e Senato cosa è cambiato dal punto di vista politico e della rappresentanza regionale? E qual è la sua valutazione politica sulle elezioni del 2022?

La mia valutazione politica sulle elezioni del 2022 non può che essere positiva. Fratelli d’Italia è il primo partito in Italia, siamo stati i più votati e Giorgia Meloni, una leader lungimirante e preparatissima, è diventata la prima donna Presidente del Consiglio in Italia, un fatto storico. La bontà della nostra azione di governo, ad un anno dal nostro insediamento, è tra l’altro confermata dai sondaggi che ci vedono in crescita rispetto al 25 settembre 2022. Per quanto riguarda la prima parte della sua domanda, ritengo corretto aver finalmente fatto votare anche i 18enni per eleggere i senatori, i giovani hanno una coscienza politica molto spiccata.

Il dibattito a livello internazionale, sulla qualità delle democrazie occidentali, è più o meno concorde nel ritenere che non ci sono altre forme di governo migliori di quelle liberali. Con il complesso di crisi internazionali che stiamo vivendo potrebbe essere auspicabile una velocizzazione della macchina burocratico decisionale. Quale è il suo pensiero in merito?

L’Italia ha un vulnus ed è la stabilità dei suoi governi. La durata media di un esecutivo nella nostra storia repubblicana è di circa 15 mesi, veramente troppo poco per pensare di mettere in campo e attuare il programma con cui una compagine politica si è presentata agli elettori, anche perché instabilità e bassa qualità politica vanno di pari passo. Nei consessi internazionali si chiedono sempre se a rappresentare l’Italia due volte di seguito sarà lo stesso Presidente del Consiglio, capite bene che questo mina la credibilità internazionale del nostro Paese. E’ per questo che tra i punti programmatici del nostro governo ci sono le riforme costituzionali. Il Consiglio dei ministri il 3 novembre ha approvato il disegno di legge di riforma costituzionale che introduce il premierato. Un presidente del Consiglio eletto dal popolo legato a doppio filo alla maggioranza che lo sostiene. Stabilità dell’esecutivo e coerenza con il voto popolare, mai più governi tecnici e maggioranze fantasiose, è questo che il centrodestra vuole, è questo che ha approvato. Ora sta al Parlamento lavorare.

La complessità della gestione di una macchina istituzionale non sempre viene percepita nella maniera giusta dai cittadini e qualche volta anche dagli addetti ai lavori. Se scorriamo il sito del Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento ci rendiamo conto di quanti e particolari impegni ha il suo Dipartimento: l’informazione sull’andamento dei lavori parlamentari; l’azione di coordinamento circa la presenza in Parlamento dei rappresentanti del Governo; la partecipazione del Governo alla programmazione dei lavori parlamentari; la presentazione alle Camere dei disegni di legge; la verifica degli impegni assunti dal Governo in Parlamento, e tanto altro ancora. Quali potrebbero essere le riforme mettere in campo per ridare autorevolezza alla politica e ai parlamenti, e di conseguenza alla maggioranza di governo?

Legandoci alla domanda di prima la riforma del premierato serve proprio a dare autorevolezza alla politica, ma soprattutto a rispettare le scelte fatte dagli italiani. Non dimentichiamoci che se io oggi sono ministro per i rapporti con il Parlamento è perché gli italiani hanno scelto Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. Per quanto riguarda il lavoro del ministro per i rapporti col Parlamento la considero una sfida affascinante, seppur molto complessa. I compiti che abbiamo sono tanti e spesso il nostro è un lavoro oscuro, per addetti ai lavori, ma le assicuro che non può e non deve incepparsi nemmeno il più piccolo meccanismo di questa macchina…

Ci sono venti di guerra che preoccupano molto: non più solo Ucraina ma ora anche Terra Santa. L’atlantismo del Governo non è in discussione, e le elezioni europee del prossimo anno potrebbero cambiare le prospettive internazionali dei prossimi anni?

La nostra politica estera è chiara e senza tentennamenti. Il Presidente Meloni è una leader sempre più stimata e ascoltata a livello internazionale e sta lavorando incessantemente per portare a livello europeo e globale problematiche che fino ad oggi venivano ritenute solo italiane, come la crisi migratoria. L’Ue si è finalmente resa conto che l’Italia non può gestire o fermare da sola l’arrivo di centinaia di migliaia di migranti sul nostro territorio, che i confini italiani sono anche confini europei. Stiamo portando avanti il Piano Mattei per l’Africa perché il continente africano va aiutato e sostenuto. Ci auguriamo che in Europa dopo le elezioni di giugno 2024 la consapevolezza di tutto questo e del lavoro che l’Italia sta portando avanti cresca e che si trovi una volontà ancora più forte di cooperare. Stiamo vivendo un’epoca geopolitica complessa, alla guerra in Ucraina ora si è aggiunta la preoccupantissima situazione in Medio Oriente con l’attacco terroristico di Hamas contro Israele, unica democrazia in quella parte del mondo, che ha tutto il diritto di difendersi.

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